Milano, la capitale meneghina ha subito un tragico epilogo che ha segnato la vicenda di Emanuele De Maria (il detenuto fuggito dal carcere di Bollate). Il 35enne, ricercato da venerdì per aver accoltellato un collega di lavoro e sospettato di un secondo omicidio, si è tolto la vita gettandosi dalle terrazze del Duomo di Milano.
La fuga di Emanuele De Maria
Emanuele De Maria, condannato per un femminicidio avvenuto nel 2016, è evaso mentre beneficiava di un permesso di lavoro esterno.
Venerdì mattina, il suo collega Hani Nasr, barista dell’Hotel Berna, è stato accoltellato più volte, riuscendo a sopravvivere dopo un delicato intervento chirurgico.
Contestualmente, si erano perse le tracce di Chamila Wijesuriya, una collega di De Maria, il cui telefono era stato ritrovato in un cestino della metropolitana.
Il ritrovamento del corpo di Chamila Wijesuriya
Domenica pomeriggio, mentre le forze dell’ordine erano ancora sulle tracce dell’evaso, il corpo senza vita di Chamila è stato rinvenuto nel Parco Nord di Milano.
La donna presentava ferite da taglio alla gola e ai polsi, alimentando i sospetti che fosse stata uccisa da De Maria.
Il suicidio al Duomo
Poche ore dopo il ritrovamento del cadavere di Chamila, De Maria ha compiuto il gesto estremo.
Intorno alle 14, si è lanciato nel vuoto dalle terrazze del Duomo di Milano, sotto gli occhi increduli dei passanti. Il riconoscimento è stato possibile grazie ai tatuaggi presenti sul corpo.
Un caso che solleva interrogativi
La vicenda ha sollevato numerosi interrogativi sulla gestione dei detenuti ammessi al lavoro esterno e sulle misure di sicurezza adottate.
Con la sua scarcerazione prevista per il 2030, De Maria ha sfruttato il programma di reinserimento per attuare un piano che si è concluso in tragedia.
Le autorità continuano a indagare per fare luce sugli ultimi giorni di De Maria e per comprendere le motivazioni dietro gli eventi violenti che hanno caratterizzato questa drammatica vicenda.
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