Il suo è un nome legato a doppio filo al cinema erotico italiano, di cui è addirittura considerato il Maestro, attirandosi per questo non poche critiche: avete capito di chi sto parlando? Di Tinto Brass, ovviamente, della cui storia saremo noi oggi a fare i registi, raccontandovi tutto sulla sua biografia, vita privata e carriera.
Pronti a partire? Si comincia!
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Chi è?
Tinto Brass è principalmente noto al grande pubblico per il suo ruolo di regista cinematografico, ma oltre a ciò vanta il titolo di montatore, sceneggiatore, attore e pure scrittore.
La sua carriera, all’attivo dal 1963, gli ha permesso di mettere la firma a numerosi film principalmente di stampo erotico, i quali a loro volta hanno introdotto al mondo del cinema attrici esordienti poi diventate famose, quali ad esempio Francesca Dellera con Capriccio , Deborah Caprioglio con Paprika e Claudia Koll con Così fan tutte.
Prima di parlare del Brass regista, però, approfondiamo un po’ il Brass uomo nei paragrafi seguenti.
Biografia
Nasce a Milano il 26 marzo del 1933 e viene registrato all’anagrafe come Giovanni Brass.
Della sua famiglia fanno parte i genitori, tali Alessandro e Carla, e i suoi tre fratelli, e tutti loro si trasferiscono ben presto a Venezia, dove Tinto frequenta gli anni di scuola obbligatoria.
Ma un attimo: come è avvenuto il passaggio da Giovanni, suo nome di battesimo, a Tinto? Molto semplice: Tinto era il soprannome a lui attribuito dal nonno paterno, Italico Brass, famoso pittore da cui il nostro, di Brass, ha ereditato da bambino l’amore per il disegno (Tinto è un abbreviativo di Tintoretto).
Tornando a noi. Dopo aver conseguito la maturità, Brass cambia di nuovo città iscrivendosi alla facoltà di giurisprudenza presso la padovana Università degli Studi, al fine di inseguire la passione per il diritto trasmessagli dal padre, noto avvocato, che trova compimento nella laurea ottenuta nel 1957.
Ma il destino si sa è mutevole, e spesso relega grandi sogni e ambiziosi progetti per il futuro a meri ricordi del passato. Così accade a Brass, che si accorge poco dopo la conclusione degli studi di come il diritto non è che gli piaccia poi chissà quanto. Non come il cinema, almeno. E proprio al cinema inizia a dedicarsi a ridosso degli anni Cinquanta, quando comincia a lavorare in qualità di archivista e montatore presso la Cinematique di Parigi, città nella quale si trasferisce.
Un’attività, questa, che non gli frutta alcun compenso, ma di cui Tinto è comunque felice perchè gli permette di portare avanti il suo progetto: dare nuovo pregio al cinema d’autore.
Dopo tre anni così, Tinto ritorna in Italia e occupa finalmente un ruolo di maggior rilievo nel mondo del cinema, grazie al suo neonato lavoro di aiuto-regista per Roberto Rossellini e Alberto Cavalcanti.
Lo spazio dietro alla macchina da presa viene invece occupato da Brass in solitaria nel 1963, anno in cui dirige il film In capo al mondo, di cui cura anche il montaggio e la sceneggiatura ma che si scontra con il nemico numero uno dell’arte: la censura.
Di questo lo sapete, parleremo più nel dettaglio nel paragrafo dedicato alla carriera.
Prima di proseguire vi svelo però qualche curiosità legata alla sua vita: è ateo, è stato per molto tempo un sostenitore del Partito Radicale di Marco Pannella e nel 2010 è stato colpito da un’emorragia cerebrale che lo ha costretto a un ricovero d’urgenza, ma da cui si è ristabilito grazie alla forza e alla determinazione che da sempre lo contraddistinguono.
Attualmente vive a Roma.
Età, segno zodiacale
Quanti anni ha Tinto Brass oggi? Ebbene, il famoso regista ha spento da qualche mese le 91 candeline, nato sotto il segno zodiacale dell’Ariete.
La sua altezza è invece di 173 centimetri.
Moglie e figli
Nel 1957, la moglie di Tinto Brass diventa Carla Cipriani, di professione sceneggiatrice purtroppo scomparsa nel 2006.
Dal 2017, invece, il regista è sposato con la psicanalista, sceneggiatrice e attrice Caterina Varzi, di 28 anni più giovane di lui e conosciuta nel 2007.
I figli di Tinto Brass sono due, Beatrice e Bonifacio, entrambi avuti dalla prima consorte.
La carriera di Tinto Brass: dal genere “serioso” a quello erotico
Ci eravamo lasciati al primo film da regista di Brass, ovvero In capo al mondo del 1963, che come detto è stato protagonista di una feroce campagna di censura.
Per quale motivo? Perché dichiarato eccessivamente anarchico, in netta opposizione con le istituzioni, cosa del resto vera siccome l’intento di Brass era proprio quello di denunciare il disagio della popolazione giovanile, identificando come via di riscatto la lotta al sistema inglobante ed omologante.
E Brass cosa fa in risposta a queste critiche che gli impongono di modificare totalmente il film? Nulla, gli cambia solo nome: Chi lavora è perduto. Un titolo che è ancora più provocatorio del precedente, questo, simbolo della personalità orgogliosa e testarda di un regista a cui le regole autoritarie e repressive sono sempre state strette.
Seguono da quel momento in poi altri film di genere non ancora erotico, bensì di stampo a suo dire “serioso”, quali ad esempio Il fiume della rivolta (1964), un documentario politico, unico nella sua carriera, Il disco volante (1964), L’urlo (1968), Nerosubianco (1969) e La vacanza (1971).
L’approdo di Tinto Brass nel mondo dell’erotismo avviene invece nel 1975, con il film Salon Kitty, e di esso raggiunge l’Olimpo nel 1983 con La chiave, lungometraggio che lo eleva al successo ma che, come i successivi Miranda (1985) e Capriccio (1987), suscita scalpore e proteste soprattutto da parte delle femministe, che non gli perdonano il ruolo di donna-oggetto spesso al centro delle sue opere.
Anche nei primissimi anni Novanta, Brass domina il mercato cinematografico erotico in Italia con i film Paprika (1991) e Così fan tutte (1992), ma con L’uomo che guarda del 1994 qualcosa inizia ad andare storto: il pubblico perde interesse nei suoi lavori.
Questa inversione di tendenza però non spaventa Brass, che continua a realizzare pellicole come Fermo posta Tinto Brass (1995), una sua autobiografia in chiave comica, Monella (1998), Senso ’45 (2002), che ha per protagonista maschile Gabriel Garko, Fallo! (2003) e Monamour (2005).
Ma non solo regista! Brass vanta infatti nel suo curriculum anche il ruolo di attore, sia di numerosi suoi film, sia di opere dirette da altri autori, quali ad esempio Lucignolo (1999) di Massimo Ceccherini e Impotenti esistenziali (2009) di Giuseppe Cirillo.
Per ultimi, citiamo i libri di Tinto Brass, alcuni dei quali presentano un titolo provocatorio, in pieno suo stile: Col cuore in gola (1967), Monella, la storia di un’iniziazione amorosa (1998), Senso 45 (2002), Elogio del culo (2006), Elogio della donna erotica (2008), Madame Pipì (2014) e Una passione libera (2021), oltre alla raccolta di racconti del 1995 Le mutandine.
Sapevate che esiste un profilo Instagram Tinto Brass, @tintobrass.official?
Ebbene sì: è curato dalla moglie Caterina Varzi, come si può leggere nella bio, ma nella pubblicazione interviene talvolta lo stesso Tinto Brass; vanta però al momento non chissà quanti follower, ovvero poco più di mille.
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